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E poi ti scrivono

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E poi ti scrivono dal nord e tu a sud hai l’afa sulla pelle

il fuoco acceso il pranzo d’obbligo i tuoi affanni

che non vuoi elencare perché sai che così è la vita

e poi ti pensano in altri lidi che sei padrona del tempo

che non hai figli non hai camicie da stirare non hai doveri

non hai valigie da disfare case da pulire file per le spese

 

e poi sorridono e vorrebbero tu sorridessi

fanno progetti e vorrebbero ti entusiasmassi

gioiscono e vorrebbero tu varcassi la soglia

della tua tristezza una seconda pelle

a cui hai fatto il vezzo ordinando ai tuoi occhi

di non commuoversi perché sarebbe inutile

come dire alle stelle di non cadere in mare

quando vogliono rimanere in cielo.

 Dedalus - 05/07/2020 22:37:00 [ leggi altri commenti di Dedalus » ]

In chiaro e senza punti d’interpretazione dubbi, un dito puntato su fantomatici giudizi, su inquietanti e possibili pensieri di chi non conosce o erroneamente crede "E poi ti scrivono..." e non sanno del "fuoco acceso il pranzo d’obbligo i tuoi affanni/che non vuoi elencare perché sai che così è la vita". In questi versi c’è tutta la consapevolezza di quanto le parole a volte possano ferire sconsideratamente un essere "e poi sorridono e vorrebbero tu sorridessi/.../gioiscono e vorrebbero tu varcassi la soglia/della tua tristezza". Lo sguardo della mente può seguire argomentazioni varie ma non riuscire ad afferrare nella sua vera pienezza uno stato d’animo. Veramente stupenda la metafora degli ultimi versi. La vita realmente è un qualcosa che difficilmente troverà nel suo entourage un’assoluta giustapposizione.

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